[<–] Caro amico, ti scrivo come mi chiedevi.
L’amara verità è che tutti gli strumenti che ci vengono propinati per risolvere i mali del mondo e delle nostre città non servono a nulla.

La constatazione è che negli anni a forza di concentrarci sui numeri e di vivisezionare la realtà in frammenti singolarmente analizzabili, abbiamo perso la capacità di visione d’insieme.

Come dire: dopo tante generazioni cresciute guardando solo ciò che abbiamo a pochi centimetri dal naso, siamo miopi e abbiamo perso la capacità di compendere il panorama di sfondo. Vivisezioniamo la realtà, scomponendo una strada in singoli edifici, ed una stanza in singoli aggetti di mobilio, ma abbiamo perso la capacità di visione d’insieme.

Abbiamo perso la capacità di lettura del tessuto, che è la vera differenza tra un edificio a Bolzano ed uno a Pesaro.

Ma cosa ci spinge a viaggiare, per visitare Firenze, Parigi, Londra e Roma, piuttosto che Mantova, San Gimignano e Siena? Ciò che ci spinge a viaggiare è la voglia di fare esperienze diverse, di confrontarci con persone di altre culture e con modi di vivere diversi dal nostro, con panorami naturali ed antropici diversi dal nostro quotidiano. Tutto sommato mi verrebbe da dire che ciò che ci attira sono la natura, la storia e la geografia di quel luogo.
E allora perchè quando progettiamo non teniamo in conto la storia e la geografia tanto importanti per il nostro luogo? Perchè ci sforziamo di fare edifici astrattamente “belli”, ma che non hanno nessun riferimento con la gente e la cultura del posto, come se fossero immagini da inserire in una rivista da distribuire in una qualsiasi parte del mondo?
In soldoni la nostra “cultura” architettonica appiattisce ciò che è il valore del luogo, rendendo così tutti i luoghi uguali tra loro.

BaubiologieDi certo l’analisi cartesiana e rezionalista della realtà ci ha consentito di compiere grandi scoperte e progressi, ma a costo di perdere la visione d’insieme.

Ora che l’efficienza energetica si spinge sempre più, tanto da essere divenuta essa stessa obiettivo principale, se non unico, degli architetti, il mondo sarà veramente migliore?

E’ giusto risparmiare energia, ci mancherebbe! Chi ha mai sostenuto che non sia immorale consumare più di ciò che è necessario per compiere l’azione che ci siamo prefissati? Agli smemorati ricordo che noi Bioarchitetti (scusatemi la maiuscola, ma che scrive crede nelle differenze)  eravamo gli unici a parlare di termocappotti, quando tutti facevano muri a cassavuota…

Ma qual’è la soddisfazione nell’avere fatto un progetto che consuma 5 invece che 6? Non stiamo mica facendo alta ricerca scientifica, stiamo solo applicando criteri ricercati dagli anni ’50 in avanti.

La ricerca scientifica bioclimatica risale agli anni ’50, lo standard passivhaus viene codificato nel 1991. Sono quindi passati perlomeno 20 anni. Non si può più parlare di avanguardie, semmai di razionalizzazione, mercato ecc.

Non trovo grande soddisfazione personale nel sapere che un mio progetto arriva in classe A piuttosto che in B o che è passivo.
Troverei un difetto non avere dato il massimo di ciò che è a mia conoscenza e nelle mie capacità.

A un mio amico che mi chiedeva con una certa dose di preoccupazione in che classe sarebbe arrivata la sua casa, anche se non voleva schermare la vista del muro in sasso, gli ho in coscienza risposto di stare tranquillo.

Dopo che uno ha isolato dove poteva, dopo che la casa copre ogni suo consumo con fonti rinnovabili, ritengo prioritario che la casa piaccia al suo proprietario e che ci  viva in soddisfazione e senza la vergogna della classe energetica.
Rivestire muri in pietra del ‘700 e trasformare gli interni in un appartamento da condominio in cartongesso, contro il gusto del suo proprietario, non mi sembrerebbe un beneficio dal punto di vista ecologico.

Nessuna valutazione quantitativa potrà mai tenere in conto le variazioni nello stile di vita del proprietario legate al variare del mondo intorno a lui.
Ma è evidete a tutti che noi e il nostro comportmaneto dipendiamo fortemente dal nostro intorno. [–>]

By Giovanni Sasso

Si occupa di tutti gli aspetti legati alla bioarchitettura nella progettazione urbanistica ed edile, ingegnerizzazione di strutture in legno-paglia, consulenza energetica. Presidente INBAR, Esperto in Bioarchitettura INBAR, Progettista Junior Casaclima, Corso Progettista PassivHaus, Progettista di Piani Urbanistici, Net Zero Energy Buildings, Passivhaus, ideatore di un unico sistema costruttivo in paglia. Formatore in master, corsi e convegni su bioarchitettura, certificazione e diagnosi energetica, materiali. is an expert in Bioarchitecture by INBAR Italian Institute of Bioarchitecture sassobrighi.com