Il tema degli impianti è complesso e vasto. Solo due parole: la casa passiva è iper isolata.
Da muri e copertura non passa NULLA quanto a caldo e freddo.
Ma la ventilazione è necessaria, per legge e di fatto. In inverno non è un problema: non c’è bisogno di niente, se non di un po’ di aria calda nella ventilazione, che mantenga la temperatura.
In estate però la ventilazione porta dentro aria anche molto calda. I muri non c’entrano: possono essere virtuosi quanto piace, ma il calore passa attraverso l’aria. Fare 0,3-0,5 volumi ora di ricambio significa che in 2 o massimo 3 ore abbiamo cambiato l’aria dentro con quella fuori. Quest’ultima può essere molto molto calda.
L’unica cosa che ci salva è la capacità di accumulo della SUPERFICIE INTERNA dell’involucro e il prerafrescamento dell’aria nel terreno, dove può cedere normalmente fino a 9°C. (es: 35 → 26°C)
E’ peraltro chiaro che in una destinazione con uso saltuario e standard di comfort più elevati sia necessario un sistema di controllo più potente. Per questo a mio avviso la soluzione migliore per climi caldi è quella di inserire dei ventilconvettori, con l’unica funzione di abbassare la temperatura dell’aria quando le prestazioni del sistema naturale non sono reputate sufficienti. Impianto relativamente snello di entrata a regime veloce.
Il funzionamento dei ventilconvettori in questa struttura sarà peraltro a minimo regime, visti i carichi termici irrisori in gioco.
Non serve altro. Non ci sono particolari difficoltà, se non di non: 1) non ne ho mai sentito parlare 2) non ho esperienza pratica a riguardo 3) non ho il software di calcolo necessario, peraltro per lo più specialistico e oltretutto quasi tutto tedesco.