Uno dei primi ricordi di me stesso è quello da bambino che mi lamentavo che mentre le vecchie case avevano cornici intorno ai soffitti, le case moderne no, e che, mentre le maniglie delle porte tradizionali e altri accessori avevano sempre almeno un elemento di decorazione, le nuove erano rigorosamente rettilinee.

Il mio punto di vista su questo argomento non è cambiato.
Alcuni decenni più tardi ho sposato una donna le cui tende e cuscini sono decorati da passamanerie splendidamente ricamate, e che si rifiuta, con mio pieno appoggio, di tollerare camere senza cornici.

L’odio del ventesimo secolo per l’ornamento è un strano fenomeno, perché contraddice praticamente tutta la storia della cultura umana.
Secondo uno scrittore, l’ornamento ha fatto parte della tradizione dell’architettura in tutti i tempi e luoghi della storia umana. L’eccezione dell’architettura moderna del XX secolo, anche se familiare a questa generazione, è un’aberrazione storica.

E’ sicuramente vero.
Basti pensare alle strutture romane e greche con i loro capitelli, cornici e fregi decorativi, pensare alle cattedrali gotiche, alle moschee arabe con i loro intricati trafori in legno e gesso, oppure agli edifici rigogliosamente scolpite dei Maya in America Centrale; pensiamo allo splendido ornato dell’architettura indiana, cinese e giapponese.

Nel corso della storia, le diverse culture del mondo hanno apprezzato l’ornamento e compiuto grandi sforzi per crearlo, ovunque le circostanze lo permettevano.

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“Ho scoperto la verità e qui offro al mondo. L’evoluzione della cultura è sinonimo di scomparsa di ornamento su oggetti utili.” Adolf Loos (1870 – 1933), Ornamento e delitto (Vienna, 1908)

Improvvisamente, poco dopo l’inizio del XX secolo, proprio quando lo sforzo sarebbe stato azzerato dalle macchine, tutto ciò si è interrotto.
L’uso e lo sviluppo dell’ornamento si è fermato di colpo, dopo una fioritura finale stravagante nel movimento fin de siècle chiamato Art Nouveau.
Come osserva lo storico dell’arte Paul Greenhalgh, lo stile Art Nouveau è stato il primo tentativo deliberato di creare uno stile modernista basato sulla decorazione.
È stato anche l’ultimo. Iniziato nel 1880, nel 1910 era già in declino, anche se alcuni importanti praticanti come Gaudí a Barcellona, ​​Tiffany a New York, Guimard a Parigi e Coppedè a Roma l’hanno protratto per qualche tempo.

Da allora, come ci ricorda la critica di graphic design Alice Twemlow, il clima nel design …. per la maggior parte del secolo è stato notoriamente ostile alla generazione, realizzazione o anche citazione della decorazione.
Siamo stati ossessionati da ciò che il colunnista del Financial Times Gerald Cadogan chiamava l’essenzialità del buon design.
Fin dal 1920 è stato normale supporre senza esitazione che il buon design dovesse essere forte.
Molti sono stati anche indotti a sentirsi in colpa nel compiacersi delle decorazioni vecchio stile.
Alice Twemlow ha chiamato il suo articolo “La Depenalizzazione dell’ornamento”.
Ma perché mai chi ama il design decorativo dovrebbe sentirsi in colpa?

L’architetto ceco Adolf Loos, la cui famosa teoria dirige questo articolo, è stato uno dei primi a “criminalizzare” l’ornamento.
Il suo breve saggio Ornamento e delitto, pubblicato nel 1908, ha creato scalpore, uscendo nel momento in cui la decorazione sovraccarica dell’Art Nouveau, in tutti i suoi colori lussureggianti, nelle fantastiche forme di fiore e nelle curve sensuali, era ancora di moda.

Questo stile nelle sue versioni più bieche era talmente esagerato che una reazione contraria era inevitabile. Eppure la stessa reazione contro una moda temporanea e un po’ stravagante non spiega un intero secolo del suo opposto.

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“Come cresce la cultura di un popolo, scompare la decorazione”. Le Corbusier, L’art décoratif aujourd’hui (Grès, Parigi, 1925)

Il famoso saggio di Loos è una lettura divertente, ma così irritante da sembrare assurdo prenderla sul serio. Eppure Loos non scherzava, credeva in ciò che scriveva e le arti e la progettazione successiva hanno mostrato una forte propensione a prenderlo in parola. Che cosa ha detto esattamente, e perché tanta influenza?

Loos ha presentato un gran numero di argomenti, la maggior parte dei quali inventati.
Primo: una delle più antiche forme di ornamento è il tatuaggio e la maggior parte dei criminali sono tatuati; in alcune carceri fino all’80% dei detenuti, secondo Loos.
“Coloro che sono tatuati, ma non in prigione, sono delinquenti latenti o aristocratici degenerati”
Pertanto, l’ornamento è un segno di tendenze criminali e di degenerazione morale.
L’ornamento originale – la prima opera d’arte – sarebbe stata la figura di una croce. Questo, secondo Loos, era un simbolo erotico: la linea orizzontale rappresenta una donna, la verticale l’uomo.
“Colui che ha creato questo…  era nello stesso cielo di Beethoven quando ha creato la Nona Sinfonia.”
Ma oggi, continua Loos, non diamo molto credito a persone che iscrivono simboli erotici su qualsiasi superficie conveniente.
“si può misurare la cultura di un paese dall’estensione dei graffiti sui muri dei gabinetti … i difensori dell’ornamento credono che la mia preferenza per la semplicità sia equivalente a castrazione.”

Inoltre Loos sostiene che abbiamo perso (nel period dell’Art Nouveau!) la capacità di progettare nuovi ornamenti, a dimostrazione che l’arte di creare ornamento è obsoleta, fuori gioco ed esaurita.

In aggiunta porta un argomento economico. L’ornamento sarebbe secondo Loos una perdita di tempo e materiali.
Che ci crediate o no deprime i salari dei lavoratori. Si potrebbe pensare che la domanda di ornamento significhi più lavoro e più domanda di lavoro, salari più alti.  Invece secondo la teoria economica loosiana una sedia decorata impiega 30 ore di produzione e si vende a 100 euro, mentre una sedia lineare può essere fatta in dieci ore e venduta per 200 euro, in modo da che guadagnare più soldi per meno lavoro.

Loos sostiene che l’ornamento svilisce il materiali a cui viene applicato, in quanto questi dovrebbero essere presentati puri e senza fronzoli. In realtà Loos amava usare materiali molto pregiati nei suoi disegni.
Il suo Bar Americano a Vienna risplende di marmo nero, bianco, rosa e grigio, corallo e onice. Si potrebbe sostenere che l’uso di tali materiali sia di per sé una sorta di ornamento, ma Loos sembra ritenere questa una scelta innocente.

Loos sostiene la necessità di un divorzio completo tra “arte” e la creazione di oggetti utili.
L’ornamento può essere tollerato in opere d’arte prive di funzione pratica, in edifici non destinati ad essere vissuti ed utilizzati, come ad esempio monumenti e mausolei.
Inoltre, in un atteggiamento stranamente sessista, non ha nulla da obiettare alle donne con monili ad ornamento personale: l’ornamento a servizio delle donne ci sarà sempre. Tuttavia sprecare tempo in oggetti artistici di uso pratico è da incolti.
Ben poco di tutto ciò ha senso. Si potrebbe concludere che gli argomenti di Loos, anche se pretestuosi, abbiano guadagnato un largo consenso semplicemente perché hanno catturato l’umore dei tempi.
Hanno espresso in modo sorprendente e memorabile, anche se assurdo, ciò che molte persone sentivano in quel momento.
Questo avrebbe spiegato un’ondata transitoria di moda anti-ornamentale, una reazione naturale agli eccessi dell’Art Nouveau.

Purtroppo l’opposizione all’ornamento non si è rivelata una moda passeggera; ha dominato il mondo per gran parte dello scorso secolo.
In architettura l’influenza di Loos, Le Corbusier, Gropius, Mies van der Rohe, con i loro innumerevoli imitatori ha generato edifici con superfici lisce e piatte, di forma scatolare e disadorni, di colore grigio cemento e bianco vernice. Questi esempi hanno dato volto allo “stile modernista internazionale” privo di ornamenti che ha travolto e sfigurato il mondo.

La storia dimostra che normalmente gli esseri umani hanno una predilezione naturale per l’ornamento.
Nonostante questo ancor oggi gli architetti arrivano a lamentarsi per il fatto che la maggior parte dei loro committenti non apprezzano il loro modernismo truculento e gli chiedono al contrario case tradizionali e preferibilmente con una certa quantità di decori.
Un esempio per tutti l’ostinata e fideistica preclusione rispetto alla realizzazione degli archi.

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“Il tentativo di spogliare la “decorazione” e stabilire una “vera architettura” distruggerebbe non solo le conquiste degli ultimi 3000 anni, ma l’architettura stessa.” Anatole Lieven, Storia di due città, a Prospect (Londra, agosto / settembre 1999).

C’erano in realtà argomenti migliori rispetto a quelli di Loos contro l’abuso di ornamento.
Si potrebbe, ad esempio, considerare moralmente dubbio perché, storicamente, era un modo di mettere in mostra la propria ricchezza. E’stato così in tempi in cui le decorazioni realizzate a mano erano molto costoso; ora che l’ornamento può essere fatto a macchina a costi contenuti l’argomento non funziona più.
In ogni caso l’ornamento non è mai stato valutato solo come ostentazione. Tradizionalmente, vi è sempre stato riconosciuto un reale valore estetico.

Senza dubbio l’economicità delle decorazioni, una volta che queste potevano essere prodotte in serie con metodi industriali, è stata una delle ragioni per l’indebolimento del suo valore.
Un altro argomento è che molti produttori utilizzato la decorazione per nascondere la scarsa qualità dei prodotti a basso costo. Comprensibilmente, quindi, sorse una domanda di prodotti “onesti” di buona qualità, senza bisogno di fronzoli per nascondere i difetti.

Un ornamento eccessivo potrebbe risultare esteticamente brutto.
A mio avviso alcune delle più estreme creazioni Art Nouveau cadono in questo errore.
Alcuni edifici di quel periodo presentano un eccesso di decorazioni veramente grottesco: si vedano ad esempio, gli edifici Coppedè in via Dora e le strade limitrofe a Roma.
Ma non c’è una ragione generale per condannare l’ornamento.

Loos sosteneva che la produzione di ornamento era una perdita di tempo che comportava un lavoro superfluo.
Senza di esso la classe operaia avrebbe potuto avere più tempo libero.
Ma nel nostro moderno mondo automatizzato si può ben sostenere che i lavoratori hanno bisogno di più lavoro, sia per motivi economici che perchè la creazione di cose belle può essere di per sé un’attività soddisfacente.
Gli ideali del movimento Arts and Crafts restano oggi pertinenti.

Loos adduceva la ragione che l’ornamento richiede lo spreco di materiali.
E pensare a tutti i metri di filo in quelle passamanerie delle tende di mia moglie!
C’è una soluzione anche a questo problema: la durata in uso di un prodoto è determinante nella valutazione di sostenibilità del ciclo di vita. Invece di fare le cose semplici che vanno poi spesso scartate e sostituite, facciamone di ornate di buona qualità che durino.

liberamente tratto da: ANGUS SIBLEY, Fellow dell’Institute of Actuaries (Londra) www.equilibrium-economicum.net

By Giovanni Sasso

Si occupa di tutti gli aspetti legati alla bioarchitettura nella progettazione urbanistica ed edile, ingegnerizzazione di strutture in legno-paglia, consulenza energetica. Presidente INBAR, Esperto in Bioarchitettura INBAR, Progettista Junior Casaclima, Corso Progettista PassivHaus, Progettista di Piani Urbanistici, Net Zero Energy Buildings, Passivhaus, ideatore di un unico sistema costruttivo in paglia. Formatore in master, corsi e convegni su bioarchitettura, certificazione e diagnosi energetica, materiali. is an expert in Bioarchitecture by INBAR Italian Institute of Bioarchitecture sassobrighi.com